Aprile-Giugno 2024
Le opere di Elena Guaccero hanno la preziosa capacità di far rivivere il valore della creatività e il potere dell’immaginazione che ognuno di noi ha fin dalla tenera età, ma che fatica a mantenere nel corso della vita.
L’artista ci presenta il suo universo fantastico popolato da creazioni multicolori che si collocano in quella meravigliosa terra di mezzo che sta tra le creature animate e gli oggetti immobili. È questa una dimensione che troviamo anche nel gioco, infatti, l’artista considera il “gioco creativo” come una inesauribile fonte di ispirazione per cercare e sperimentare nuove modalità di espressione visiva. Come un bambino trasforma i suoi gesti in segni e forme, affermando in questo modo la sua volontà di esistere, così Guaccero inventa e assembla forme per sperimentare e cercare originali soluzioni compositive.
A tale proposito possiamo citare alcune parole di August Macke (1887-1914), uno dei più importanti esponenti del movimento Il Cavaliere Azzurro: “Capire il linguaggio delle forme significa vivere. Non sono creatori i bambini, che creano direttamente dal mistero della percezione, ben più dell’imitatore di forme greche?”.
Guaccero cerca di recuperare il valore dell’infanzia, inteso come momento di massima libertà espressiva, per parlare con il linguaggio delle forme e per dare sfogo al suo impulso creativo che la porta ad inventare nuovi segni, nuovi complessi plastici e nuovi spazi. Le sue opere mettono in relazione la fantasia, l’invenzione, la creatività stimolando così l’immaginazione. La sua formazione e attività nell’ambito della progettazione architettonica si può ritrovare nella tecnica che sovraintende alla creazione di questi lavori che sono stati ideati e realizzati meticolosamente, e non sono frutto di un lavoro improvvisato.
Come ha sottolineato Bruno Munari (1907-1998), “il metodo progettuale non è altro che una serie di operazioni necessarie, disposte in un ordine logico dettato dall’esperienza. […] Creatività non vuol dire improvvisazione senza metodo”. Guaccero, grazie al suo spirito pratico, riesce a coniugare fantasia e creatività, a tale proposito riportiamo ancora le parole di Munari che risultano chiarificatrici: “La fantasia è una facoltà dello spirito capace di inventare immagini mentali diverse dalla realtà nei particolari o nell’insieme; immagini che possono anche essere irrealizzabili praticamente. La creatività è una capacità produttiva dove fantasia e ragione sono collegate per cui il risultato che si ottiene è sempre realizzabile praticamente”. Ogni singolo pezzo di legno utilizzato per dare vita ai Pupazzi, realizzati tra il 1985 e il 1990, è stato progettato, disegnato, ritagliato, lavorato, levigato con grande attenzione e precisione, dipinto con colori a tempera e poi assemblato. Questi assemblaggi di forme mettono ben in evidenza le loro particolari caratteristiche tecniche, a volte complesse, ma anche quelle materiche, cromatiche e tattili. Proprio quest’ultimo aspetto sottolinea che grazie alla manipolazione queste creature articolate possono muoversi e cambiare il loro aspetto. In questi lavori è, infatti, insita la possibilità che ogni Pupazzo possa essere trasformato in qualcosa d’altro, e a vedere trasformare le cose si rimane creativi e non ci si annoia mai.
Con il termine pupazzi l’artista si riferisce a figure zoomorfe e antropomorfe, alle quali vanno aggiunte opere geometriche. È un originale bestiario - termine con cui si indicavano i trattati medievali sugli animali - quello proposto da Guaccero, un bestiario novecentesco che possiamo definire fantastico e metamorfico composto da insetti dai grandi occhi che ci scrutano e da ingegnosi uccelli che si muovono dinoccolati o che becchettano con colpi frequenti e precisi. Accanto a questi ci sono imprevedibili personaggi, figure bizzarre, vivaci e dispettosi diavoletti, figure grassocce, dall'aspetto gioviale, bonari e attenti guerrieri. Le figure sono semplificate, geometrizzate e si presentano come sagome che vanno osservate di profilo o di fronte, sono in stato di quiete ma le loro ruote, articolazioni e snodi ci permettono di immaginare queste creature mentre si muovono meccanicamente nel mondo vivace e colorato evocato dall’artista. Non diversamente le opere geometriche, composte soprattutto da cerchi e triangoli, si aprono a ventaglio o si presentano con elementi sovrapposti o sovrapponibili, e ci invitano a giocare con le forme inventandone di nuove. Come ricorda la figlia Anna Maria, “il suo studio era pieno di carte colorate e di materiali di riciclo che lei usava; rotoli di carta da cucina, di carta igienica, dei fax, non buttava mai la carta, tutto veniva riciclato e trasformato in qualcosa di diverso che scaturiva dalla sua fantasia”. I materiali di riciclo, grazie all’azione creativa dell’artista, diventano complessi plastici: cubi multicolori, sfere argentate con protuberanze piramidali che fuoriescono creando un effetto caleidoscopico, assembramenti di forme cilindriche, realizzate con cartone e nastro adesivo, da cui riaffiora uno spirito architettonico.
Non mancano in mostra collages creati con grande precisione. Attraverso l’ingegno e la sua maestria artistica, Guaccero compone queste opere utilizzando elementi già strutturati (trasferelli e trasferibili) e carte adesive meticolosamente ritagliate con taglierini e forbici. Alcuni si rivelano come veri e propri racconti, si veda la gigantesca balena bianca sul cui soffio si arrampicano piccoli bambini eschimesi mentre tutt’intorno sugli iceberg vediamo numerosi pinguini, o il futuristico robot inviato nello spazio, altri offrono una visione ludica dello studio della geometria come la coloratissima dimostrazione del Teorema di Pitagora. Viene presentata infine l’attività pittorica di Guaccero che si muove tra forme astratte biomorfe, caratterizzate da nette e compatte campiture ottenute ritagliando cartoncini colorati poi sovrapposti, e una ricerca figurativa, talvolta dai toni vagamente espressionisti, ma qui testimoniata anche da miti e rilassate figure in barca che si riparano dal sole sotto esili ombrellini. Le opere di Guaccero ci indicano la strada per recuperare quelle forme di piacere e divertimento che abbiamo perso, ci fanno riscoprire quella meraviglia tutta infantile che è in noi e che dobbiamo solo cercare.
Giovanni Bianchi
- note biografiche Elena Guaccero