Ottobre 2024
Questo ENSEMBLE di nuovi dipinti sul tema dei raggruppamenti; diversità riunite in un insieme più grande, comprende una collezione di ritratti realizzati in onore del 50° anniversario dei Cantori Veneziani, un coro di cui sono grato di far parte.
Dipingo direttamente dal vero piuttosto che da un’idea astratta, perché i colori e le forme sono la mia ispirazione. Per me la pittura è, prima di tutto, la visione come pura sensazione libera da significati, l'“esperienza vissuta” del vedere, quando un caos di forme colorate di luce entra nel mio occhio, e poi la lotta e la ricerca per strutturare quel caos in un insieme armonioso e significativo. In un certo senso, tutti i miei dipinti sono ritratti. Cerco di catturare un momento molto specifico della percezione visiva con tutti i suoi dettagli accidentali, la sua massa ribollente di particolari di superficie, per poi riunirli, distillati e organizzati, in una solida struttura di universi umani. Quando dipingo c'è poca distinzione tra una persona viva e un insieme di oggetti inanimati. Sebbene sia chiamata “natura morta”, per me la natura morta non ha nulla di morto. Gli oggetti in sé sono vivi, con forme e gesti, e soprattutto sono animati nelle loro relazioni reciproche. Gli spazi intermedi brillano di energia, l'energia dell'intercomunicazione, e tutte le forme sulla tela sono in equilibrio precario all'interno del rettangolo dove li sto inquadrando. Ogni pennellata, ogni gesto, ogni colore contribuisce alla sinfonia dell’insieme.
Il ritratto di un essere umano porta ulteriori strati di complessità alla pittura. La “somiglianza” è una questione molto sfumata; siamo miliardi di creature quasi identiche, eppure ci riconosciamo dalle più sottili sfumature: la spaziatura leggermente diversa dei lineamenti, le proporzioni irregolari del cranio, l'asimmetria del sopracciglio sollevato, l'equilibrio posturale della testa sul collo, il carattere della postura dinoccolata o eretta sulla sedia. Siamo incredibilmente sensibili a questi dettagli eloquenti; li consideriamo rivelatori di una vita interiore individuale, e questo alza la posta in gioco nella pittura. Il dipinto deve rispecchiare perfettamente il soggetto, altrimenti sarà una persona diversa. Ciò richiede “nervi d'acciaio” (Delacroix), risposte delicate e la capacità impavida di eliminare tutto ciò che non è essenziale.
Nel ritratto, il processo del dipingere, di norma solitario, diventa una relazione tra due persone, con i loro pensieri e le loro sensazioni, forse sconosciuti l'uno all'altro, ma che alla fine creano qualcosa di nuovo e ineffabile tra loro. È un viaggio unico e imprevedibile nella comunicazione non verbale.
Mentre la pittura è generalmente un'esperienza solitaria, il canto corale è decisamente comunitario. Come dice il compositore John Rutter: «La musica corale non è uno dei fronzoli della vita. È qualcosa che va al cuore della nostra umanità, del nostro senso di comunità. Quando si canta, si esprime la propria anima nel canto, e quando ci si riunisce con un gruppo di altri cantanti, il risultato diventa più della somma delle parti».
Al di là dell'esperienza condivisa, al di là della produzione di tutte le endorfine felici che la scienza conferma essere indotte dal canto corale, la creazione di un bel suono e di una struttura a partire dall'esperienza del 'noi' è un modo per rendere il mondo indisciplinato davvero magnifico e comprensibile. Gli obiettivi sono simili alla pittura, ma i mezzi sono completamente altri. Siamo cantanti che si riuniscono proveniendo da molteplici ambienti diversi per l'età, l'esperienza, lo stile di vita, le visioni del mondo, alla ricerca dell'eccellenza e dell’entusiasmo di fare musica insieme, fondendo i nostri suoni e il nostro stesso respiro, ispirati dalla musica di tutte le epoche e da un brillante direttore, e ognuno fa la sua parte per l'ensemble. Alcuni di questi lo hanno fatto per tutti i 50 anni dalla fondazione dei Cantori Veneziani! Io sono relativamente nuova, ma infinitamente grata di far parte di questo gruppo leggendario.
Canto come tenore nel coro (dato il timbro basso della mia voce) e, poiché la mia posizione è in ultima fila con gli uomini, non vedo quasi mai i coristi dal davanti ma, in tanti anni e ore di prove e concerti, più che altro le loro nuche e le schiene..! Una sera, dopo un concerto, mentre occupavamo un grande tavolo in un ristorante, sono rimasta completamente ipnotizzata dalla varietà dei volti che avevo davanti agli occhi, uno accanto all'altro, ognuno così diverso. I volti tondeggianti e quelli spigolosi, i vecchi e i giovani, i capelli di diversa consistenza, l'ampiezza degli occhi, la luminosità della carnagione, le espressioni e i sorrisi, i biondi, i bruni, i rumorosi, i tranquilli, e così tante varianti che si erano appena unite in un unico brano musicale. In quel momento è nato il progetto del ritratto
Il mio amore per il canto, che ho praticato fin dall'infanzia, si è incrociato solo ora con la mia devozione per la pittura. Non nel modo ovvio di cercare di dipingere un coro che canta, ma in un modo che si adatta alla mia visione del mondo pittorico: Molti elementi diversi, ognuno vivo nel suo modo unico, si uniscono in armonia verso uno scopo più grande.
Maggie Siner 2024
- note biografiche Maggie Siner