maggio - giugno 2025
Pensieri dell'autrice
Fin dall'inizio della mia attività, ho lavorato principalmente con il segno e il colore: questi due elementi si sono, di volta in volta, fusi oppure hanno preso il sopravvento l'uno sull'altro passando da gesti informali a segni geometrici quasi analitici.
Il segno-gesto è divenuto poi un segno che rimandava alla parola.
Mi sono appropriata di un linguaggio, la scrittura, già esistente ma con un fine espressivo che non è contemplato in essa in quanto tale, amplificandone le potenzialità.
Sono stata influenzata, anche, dalle "cancellature" di un artista, Emilio Isgrò, che le ha usate con fini teorici che non mi apparten-gono, ma quelle forme risuonavano in me permettendomi di esprimere il non detto e di dare forma alla difficoltà di comunicare. Così come ero attratta dalle scritte anonime tracciate sui muri che, se-dimentandosi le une sulle altre, acquistavano un senso diverso da quello che era, o voleva essere, la motivazione originale. Scritte che nel loro confuso accavallarsi e sovrapporsi parlavano del bisogno di comunicare agli altri il proprio esistere.
La mia pittura fatta di segni colorati, di parole deformate o cancellate, di parole che hanno perso il suono per acquistare corpo, vuole dare voce ad un desiderio di de-scrivere e comunicare cercando parole nuove e forme che appartengono alla contemporaneità.
Negli miei ultimi lavori, prevalentemente a collage, la forma e la composizione hanno dialogato con il segno e il colore creando nuove dinamiche espressive.
Felicia Trivelli, 2024
Frammenti di un discorso pittorico
In quest'occasione espositiva Felicia Trivelli presenta dipinti e collage che coprono un arco temporale che va dal 1975 al 2024.
A rappresentare simbolicamente l'inizio di questo percorso è Senza titolo (1975), un dipinto su carta intelata in cui domina il colore blu steso in modo non uniforme. Si notano infatti le pennellate sovrapposte che scendono dall'alto, quasi attratte dalla forza di gravità, e si interrompono poco prima di raggiungere il bordo dello spazio pittorico. Il colore sembra essere trascinato verso il basso e, interrompendosi, rende visibile la superficie di base bianca e intonsa, suggerendo un flusso vibrante che cala lentamente.
L'opera Scrivendo tra le righe (1981) è emblematica della ricerca condotta da Trivelli che considera le lettere nel loro valore formale, nel loro andamento lineare, e così la scrittura, con il suo sviluppo orizzontale, diviene motivo per una espressione segnica, cromatica, manuale e gestuale che prescinde dal significato testuale. La scrittura illeggibile suggerisce un ritmo visivo, una narrazione che stimola la fantasia, è una scrittura non de-codificabile, prelinguistica, un linguaggio comunicativo immaginario. Questo risulta evidente anche in Senza; titolo (1983) e in Variazioni sul rosso 2016), dove il segno-scrittura rosso si sovrappone e si accavalla per dar vita ad una trama palpitante composta da parole-segni che si fanno "più rade men rade", mentre una fascia superiore di micro-segni calligrafici su fondo bianco fa da contrappunto. Punti neri e blu distribuiti sulla super-ficie, quasi una punteggiatura fantastica, nel loro contrasto formale e cromatico rendono ancora più fremente
l'effetto visivo.
In Clessidra (2016) l'artista evoca l'inesorabile scorrere del tempo, a cui allude il titolo dell'opera, attraverso segni cangianti, "parole deformate" che dall'alto precipitano verso il basso passando dietro una forma azzurra che non riesce a trattenerli.
Estuario (2016), richiama un immaginario arcipelago di isole rosse, visto dall'alto, tra le quali scorrono correnti di segni-lettere, frammenti di discorsi che non possono essere letti, ma che vagano errabondi tra isola e isola.
Particolare è l'opera H viaggio (2012) che vede l'impiego della pittura e del collage, dove dalle profondità di un terreno rosso-lavico, i frammenti di un discorso "pittorico" si ricavano una strada per arrivare in superficie e iniziare un viaggio verso spazi bianchi e incontaminati su cui aleggia una "nuvola" rosa-azzurra.
La tecnica del collage si rivela un linguaggio espressivo congeniale alle intenzioni dell'artista che attraverso la sovrapposizione e l'accostamento di frammenti di carta crea opere dal carattere narrativo e simbolico, dove il linguaggio astratto attiva l'immaginazione. Le parti, caratterizzate da segni e diverse cromie, dialogano e interagiscono tra loro distribuendosi ritmicamente sulla superficie del foglio. Da un punto di vista operativo, nel collage convivono sottrazione e addizione: frammenti ricavati con lo strappo da una superficie unitaria sono posti, poi, con un fare costruttivo, uno vicino - o sopra - all'altro. La tecnica utilizzata da Trivelli manifesta una casualità ricercata, le carte sono strappate e incollate, il caso "controllato" guida le sue dita che lacerano la carta e le forme che così appaiono sono imperfette ma cariche di potenzialità espressive e interpretative.
Il collage accentua la bidimensionalità della superficie ma attribuisce matericità alle forme che non sono dipinte ma applicate sulla carta. Nei suoi lavori Trivelli utilizza, a volte, parti di lavori andati distrutti e riutilizzati in questo contesto, carte appositamente create o materiali extrapittorici (come fogli di giornale o lacerti di manifesti strappati), indirizzando in questo caso la sua attenzione alla quotidianità, testimoniando un'attenzione al proprio tempo, esplicitando la volontà di farne parte.
Questi collage realizzati tra 2023 e il 2024 si presentano come una frammentazione costruttiva del linguaggio
"pittorico", offrendo la possibilità di nuove "dinamiche espressive".
Giovanni Bianchi
- note biografiche Felicia Trivelli