Ottobre 2017
Una generazione di artisti importanti opera a Venezia negli anni quaranta e cinquanta : Vedova, Santomaso, Bacci, Mario Deluigi, Virgilio Guidi. Nella scultura Alberto Viani allievo di Arturo Martini
Gli artisti della generazione di Zennaro si trovano quindi costretti a confrontarsi con questi importanti protagonisti.
Zennaro è troppo giovane per aderire al Fronte Nuovo delle Arti ed allo Spazialismo ,ma comprende, fin dal suo esordio alle collettive alla Bevilacqua La Masa nel 1953, che la scultura non può solo esprimere serene catarsi , rifugiarsi nella purezza classica come aveva indicato Viani o nel mero dinamismo meccanico dei futuristi ,ma deve esprimere il continuo dinamico divenire della realtà contemporanea. Questa l'originale ricerca plastica di Giorgio Zennaro.
Armonia, misura, rigore, ordine ed equilibrio sono alla base del suo metodo di lavoro a cui si mantiene fedele anche in contrapposizione alle ricerche informali.
Per lui la forma, il valore della struttura plastica è fondamento creativo.
Dal 1966 la "Forma divenuta" e "L'Apertura Eveniente" 1967 si alternano con le "Sequenze Plurime". Le sequenze sono una costante ed il fondamento della ricerca dello scultore. Le forme chiuse degli anni cinquanta e sessanta che avevano reminiscenze organiche vengono completamente abbandonate.
Le Sequenze sono forme aperte, articolate che si sviluppano dinamicamente nello spazio e lo scandiscono. Sono moduli plastici di elementi giocati in equilibrio lungo un asse verticale o orizzontale. Essi
scandiscono lo spazio in successione creando l'illusione del moto ad essi si contrappone a rompere il ritmo un elemento che è come un contrappunto musicale.
La ricerca dello scultore rifugge dall'eloquenza e dalla retorica monumentale della tradizione plastica.
Le sequenze creano sempre nuove combinazioni formali.
Il dinamismo sequenziale è il motivo più originale della sua opera che segue il ritmo delle onde del mare che, perpetuamente si infrangono e ritornano.
Non c'è artista più veneziano. Ha guardato la sua città nell'elemento che essa ha più mobile e significativo il moto incessante, ritmico e mobile dell'acqua.
Le sue opere non si esauriscono nella forma è lo spazio circostante che le anima.
Il loro espandersi verso l'alto non è semplice respiro,il loro elevarsi richiede sforzo e fatica. Esse dialogano con lo spazio circostante che non avvolge le forme, come nella tradizione, ma viene aggredito dall'opera, quasi squarciato.
Nel marmo, nell'acciaio, nel bronzo vivono le sequenze che modellano lo spazio alternando pieni e vuoti.
Lo scandiscono e modellano con slancio ed aggressività ad esprimere la drammatica ricerca di liberazione dell'uomo. Nel considerare globalmente l'opera dell'artista risulta evidente che ciascuna opera costituisce una successione aperta suscettibile quindi di estensione, non solo negli elementi che compongono ciascuna opera ma quasi "un divenire immobilizzato" rispetto alla scultura seguente.
Per Zennaro l'arte non può ricorrere a metafore, né rifugiarsi in spazi surreali e metafisici, ma testimoniare con forme razionali una bellezza sognata ed intangibile.
Questo penso sia il suo messaggio. Un artista che in cinquant'anni di lavoro ha, con responsabilità civile ed umana, indicato come l'unica speranza dell'arte sia nel progettare, costruire, creare forme sempre nuove.
Zennaro ha sempre considerato il suo operare come un compito da assolvere e a cui dedicarsi con l'impegno e nel modo ch'esso richiede. Ha sottoposto il proprio lavoro al vaglio del pensiero critico esercitato nel processo di formazione dell'opera d'arte. E' con tali premesse che il lavoro artistico assume un valore che è morale.
Maria Luisa Pavanini