Dicembre 2013
Le sperimentazioni astratte di EDMONDO BACCI
Nei primi anni Cinquanta Edmondo Bacci intensifica la sua ricerca sullo spazio, sulla luce e sul colore, allontanandosi decisamente dalla rappresentazione della figura per orientarsi verso soluzioni formali astratte. In questi stessi anni aderisce al movimento spaziale e stringe un duraturo rapporto con la Galleria del Cavallino, allora diretta da Carlo Cardazzo. Iniziano i cicli degli Avvenimenti, delle Albe, delle Esplosioni, che caratterizzeranno gran parte della sua produzione pittorica. In queste sperimentazioni il colore, coinvolto in un dinamismo governato da una forza centrifuga, con tutta la sua energia luminosa, con le sue variazioni timbriche, diviene materia che invade e si espande nello spazio. Come ha notato Toni Toniato le opere di Bacci sono come "un fuoco che appare dal nulla si condensa e dilata, si accende ed esplode"1.
Verso la metà degli anni Cinquanta Bacci entra in contatto con Peggy Guggenheim che lo farà conoscere ad importanti collezionisti e galleristi americani. Incessante è la ricerca pittorica di Bacci che negli anni Settanta, concentrandosi soprattutto sull'aspetto materico, si apre a nuove soluzioni extrapittoriche. Sono di questi anni le opere qui esposte dove si nota come le macchie di colore giallo, rosso e blu tendano ora verso una definizione geometrica differenziandosi così, rispetto alla produzione precedente, per equilibrio, peso e ritmo all'interno della composizione. Diventano quasi punti fermi nello spazio in netto contrasto con le forme nere deflagrate che sono realizzate con carte bruciate a sottolineare la combustione e la fragilità della materia.
La selezione di opere presentate in questa occasione vuole, inoltre, riportare l'attenzione sullo stretto legame che esisteva tra Bacci e la Galleria del Cavallino.
Tra le varie novità promosse dalle Edizioni del Cavallino, che facevano capo alla omonima galleria, meritano una particolare attenzione la serie dei Cahiers de Poche e la stampa di eleganti Foulards. In entrambe queste attività ritroviamo il nome di Edmondo Bacci.
Nel 1964 le Edizioni del Cavallino danno vita ai Cahiers de Poche – letteralmente 'quaderni tascabili' – fortunata serie che avrà un grande sviluppo negli anni Sessanta, e continuerà, con uscite sporadiche, fino ai primi anni Ottanta. Questa raccolta si distingue per raffinatezza e originalità, e ben incarna i valori che avevano caratterizzato le pubblicazioni curate da Carlo Cardazzo, sempre improntate sull'idea del libro inteso come prodotto elegante e ricco di contenuti. In questo caso il libro d'arte viene a coincidere con l'arte stessa, dato che i Cahiers de Poche, che escono in edizione limitata, sono delle vere e proprie opere d'arte. Non vi sono testi critici ma solo immagini, forme, segni e colori, a volte accompagnati da un testo. I Cahiers de Poche, dalle dimensioni ridotte (15,5 x 10,5 cm.), si aprono a fisarmonica e possono essere sfogliati come normali libri o aprirsi in una unica e continua pagina "visiva", proponendo quindi un'inedita "lettura" spazio-temporale. La rilegatura è particolarmente laboriosa, mentre le copertine rigide, poste all'inizio e in chiusura della "fisarmonica", sono rivestite con stoffe pregiate appositamente acquistate dai più noti produttori di Venezia (Zinelli, Perizzi, Bevilacqua, Rubelli), o con carte ricercate.
Nel suo Cahier de Poche, Bacci (1972, litografie tratte da telai originali del 1964 e eseguite dalla serigrafia Multi Graphic di Venezia), il pittore veneziano rievoca atmosfere spaziali attraverso macchie compatte di colore e forme impresse direttamente sulla carta bianca.
I foulards del Cavallino sono ideati da Carlo Cardazzo nel 1952 e vengono stampati inizialmente dalla ditta Toninelli di Milano e poi dalla ditta Achille Pinto di Casnate (Como). Questi foulards hanno lo stesso valore di una grafica d'autore dato che non sono stati prodotti su scala industriale, ma fanno parte di serie numerate, caratterizzate da una "tiratura" limitata che andava dai 200 ai 400 esemplari.
Non è un caso che la scelta di Cardazzo sia caduta sul foulard dato che questo raffinato accessorio dell'abbigliamento offriva la possibilità all'artista di sviluppare il proprio lavoro come se avesse di fronte una tela, mantenendo così inalterato il proprio linguaggio espressivo. La volontà di Cardazzo è stata quella di proporre ad un pubblico di amatori un inedito rapporto con l'opera d'arte, che poteva anche essere indossata, sconfinando così nel territorio pertinente all'abbigliamento e alla moda.
D'altra parte proprio negli anni Cinquanta alcuni artisti, in particolare esponenti della ricerca astrattista, iniziarono a lavorare a fianco di stilisti, sarti, industrie tessili creando abiti e soprattutto disegni da utilizzare per tessuti stampati.
Si ricordano a proposito la proficua collaborazione tra Giuseppe Capogrossi e Germana Marucelli, e gli abiti disegnati nel 1961 da Lucio Fontana per l'atelier di Bruna Bini e Giuseppe Telese.
Sono due i foulard di Bacci stampati su seta dalle Edizioni del Cavallino, Avvenimento rosso e blu (1958) e Avvenimento fondo giallo (1961).
La lucentezza della seta esalta le masse colorate e le esplosioni cromatiche di Bacci, mentre la sua leggerezza permette agli "avvenimenti" di librarsi letteralmente nello spazio.
Sono invece dei primi anni Settanta i bozzetti realizzati dall'artista per la "Masterpainters collection" della ditta olandese TEXTOPRINT B.V. Questi lavori, destinati alla produzione di tessuti stampati per arredare la casa moderna, riprendono l'idea di perseguire una "sintesi delle arti" dove architetti, designer, artisti, industriali erano invitati a collaborare assieme per definire e delineare un'"arte totale". I ritmici e dinamici motivi maculati e le superfici "informali" proposti da Bacci sono coevi alle opere realizzate in quegli anni, a testimonianza della coerenza della sua ricerca.
Giovanni Bianchi
1 Toni Toniato, Bacci, Edizioni del Cavallino, Venezia 1958, p.5.