Peggy Finzi


 

 

 

Novembre 2013
LE "SPERIMENTAZIONI" di PEGGY FINZI


La formazione artistica di Peggy Finzi è stata varia e ricca di stimoli determinati dalla sua passione per l'arte, per la musica, per il teatro e per la letteratura. E così, multiforme è la sua ricerca contrassegnata da sperimentazioni alimentate da una forza creativa che si manifesta nella pittura, nel disegno, nella scultura e nella ceramica.

Risalgono agli Sessanta alcuni suoi dipinti, caratterizzati da atmosfere impalpabili e soffuse sfumature di colore, che ci proiettano in una dimensione elegiaca e astratta. Sono forme sfocate e non definite, dinamiche nel loro graduale e delicato dissolversi, che si fondono con lo spazio suggerendo particolari visioni cromatiche.

Queste opere sembrano evocare immagini cosmiche in cui risiede una misteriosa forza "visionaria", pulsante e vitale. Come ha sottolineato Armando Pizzinato, Peggy Finzi "nelle tele, talvolta di notevoli dimensioni, larghe zone colorate si dilatano occupando il loro giusto spazio in esatto rapporto di colore. L'equilibrio di queste sue composizioni non si sostiene solo per merito del «gusto» educato e, raffinato della nostra autrice, ma da qualcosa di più profondo, da una necessità di ordine e di disciplina interiore".

Infatti Peggy guidata dall'imperativo categorico del suo animo sembra seguire una strada del tutto personale, alla ricerca della bellezza "interiore", per rendere visibile il suo mondo poetico. Non si pone più il problema di rappresentare in maniera descrittiva la realtà, di raffigurare ciò che vede, bensì di suggerire con luci e colori il suo "spazio" esistenziale.

Sulla superficie che le accoglie, queste forme polverizzate, realizzate con il nebulizzatore, continuamente si disciolgono e si ricompongono, presentandosi come elementi puri, quasi immateriali: non plastici ma di colore senza fine. Ad un linguaggio astratto si ricollegano anche alcuni piatti in ceramica decorati, come ha notato Iacopo Fasolo, secondo un gusto "spazialista" e informale. In questi risultano evidenti diversi aspetti delle sue sperimentazioni: l'utilizzo libero del segno vorticosamente tracciato nella materia, che ricorda le matasse di Crippa ma in versione più lirica e meno drammatica, l'uso del colore fatto cadere a gocce, che attesta una personale interpretazione del dripping di Pollock, e un vivace gusto decorativo che si risolve in uno spontaneo gioco di macchie cromatiche. Alle opere astratte si accompagnano alcune opere figurative realizzate nei primi anni Novanta e nel nuovo millennio. I soggetti sono volti e figure umane. Un volto espressivo e plastico, raffigurato con cupe orbite oculari in cui sono raccolti grandi occhi spalancati che ci scrutano, testimonia una vena espressionista che attraversa la ricerca di Peggy.

Ciò risulta evidente anche nel volto malinconico che campeggia su di un grande spazio bianco, sottolineando drammaticamente il rapporto chiaro – scuro, vuoto (bianco) e pieno (segni-figure scure). Un giovane torso maschile fluttua in un "soffice" spazio bianco, improvvisa e fugace apparizione.

Tra le opere recenti presentate vi sono coppie "primigenie", figure dai corpi longilinei, colte in una dimensione idilliaca, mentre dialogano silenziosamente in una atmosfera vibrante dalle delicate tonalità azzurre e viola. Così muto risulta anche il volto "sacro" rappresentato con gli occhi chiusi in un clipeo dorato, che annulla ogni riferimento spaziale e temporale. Tra sperimentazioni e conferme continua incessante l'attività di Peggy.


Giovanni Bianchi

note biografiche

 

 

 

 

 

 

 


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