11 Giugno 2011 - 9 Luglio 2011
I pensieri illustrati di Andrea Pagnacco
penso, cioè dipingo
è nel corto, anzi cortissimo circuito che si instaura tra pensare e dipingere che andrea pagnacco ha impostato il suo pluriennale discorrere, il suo cartesiano cogitar per figure…
e quando si farà un bilancio di quella strana stagione (più italiana che europea) che è andata sotto il nome di “nuova figurazione” non si potrà evitare di computare la esperienza creativa, così coerente, così continuativa, di pagnacco, confermata dalle opere recenti esposte in questa occasione
un artista pittore che fin dagli esordi, in una Venezia città ancora viva, prima, nel cuore dell’europa, poi, ha impaginato e, perché no, illustrato: sogni a occhi aperti, intatte ossessioni, plurimi assilli, mentali dilemmi, (im)probabili incontri, utopici innesti…
il ragionamento di pagnacco (di pagnacco pittore, pittore di immagini) è semplicissimo, arcaico e attuale: dato che il tempo presente è illusione, che il tempo passato ci è fuggito via, che il tempo futuro non lo conosciamo, l’unica costante è il nostro fare (il che significa pensare-per-fare, di cui nel suo caso è vita l’immagine)
in pagnacco la pittura non è professione, è condizione, è modo di vivere, di esistere, di essere; perciò ogni aspetto della quotidianità è trasferibile nel fare, nella pittura che “riflette” (nel duplice e opposto significato che il termine si gioca nella lingua italiana: di ripetere come uno specchio, da una parte, di trasformare con il pensiero meditandoci sopra, dall’altra)
anacronistica questa pittura? Ma no, al contrario, caso mai è il presente a risultare anacronistico, fuori tempo, fuori reale…
no, la pittura di pagnacco non soffre dei complessi del postmoderno, è moderna perché è inattuale, ed è inattuale perché pensata sul fare dell’uomo di sempre
l’ultima speranza è nella pittura, nel pensiero della pittura…
(pingo, ergo cogito)