EZIO RIZZETTO


 

 

 

Settembre 2014

Ezio Rizzetto : "fiori" e "paesaggi
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Nella rivisitazione storica avviata da qualche anno della pittura di Ezio Rizzetto ( Venezia 1917 – 1997) non sono ancora state esaminate alcune tematiche del suo lungo e fecondo percorso creativo che pure richiedono un'attenzione critica certamente più approfondita di quella che ora viene sollecitata dalla mostra dedicata per l'appunto a due particolari generi del relativo vasto repertorio espressivo. Si tratta di poche campionature la cui qualità però risulta validamente significativa per esemplare le notevoli risoluzioni stilistiche che l'artista aveva prodotto e che comprendono taluni singolari aspetti della sua evoluzione ormai matura e caratterizzata da un intensità formale ed emotiva che mai gli è venuta meno sia quando si volgeva a modi di un naturalismo espressionistico sia quando si dimostra orientato a recepire e mutuare le strutturazioni geometriche del lessico neocubista, a riprova dunque ulteriore dell'attualità dei suoi interessi culturali ed insieme della sua ricerca pittorica verso una dizione più personale. Del resto nel corso degli anni l'artista ha seguito prevalentemente quanto l'ispirazione gli dettava dentro per bisogno di sincerità di fronte al reale – natura o cose – da cui trarre qualche verità meno scontata e più profonda. Lo si può ricavare dalle opere presenti in mostra le quali offrono uno "spaccato" davvero rivelativi delle sue attitudini, della sensibilità rapinosa che si avverte provenire da questi "paesaggi" lagunari ew delle montagne del Cadore, nonché da questa serie di "fiori" – splendide rose o girasoli rinsecchiti – ugualmente raffigurati con una materia pittorica di traslate vivezze cromatiche e di evocative atmosfere luminose. Dipinti che riassumono un periodo compreso tra gli anni '35-'36 e poi quello tra il '60 e il '90, in una fase, quest'ultima, di piena e felice maturità espressiva nella quale l'artista sembra fondere l'accensione folgorante del suo colorismo radicato sugli etimi della grande tradizione pittorica veneta con la sintassi essenziale, se non già decostruttiva, dei linguaggi dell'astrazione geometrica. Infatti sulla tematica dei fiori, a partire dagli esempi del '35, orchestrati su registri memori dei sublimi equilibri tonali di Morandi ma anche delle aspre inquietudini chiaroscurali di Tomea, si può osservare l'innata disposizione dell'artista per un'espressività rivolta a decantare intime e segrete emozioni oppure a cogliere, come nei dipinti, più tardi, eseguiti tra il '75-'76, valenze costruttive di ordine plastico-geometrico, reso tramite sintetici riquadri e moduli di un decorativismo floreale si impronta astratta al fine di poter rappresentare in maniera icastica il processo metamorfico dei dinamismi naturali. Non diversamente questo sviluppo stilistico si presenta nelle pitture di paesaggio, di cui sono esposte, tra l'altro, una veduta dai tetti di uno scorcio sull'infilata di case verso la Chiesa di San Simeone o il profili dell'isola si San Pietro in Volta, anch'essa vista dall'alto con la distesa degli orti in un prospetto insolito ed azzardato ma di immediata fascinazione per mirabile essenzialità formale. Ma anche le ardite raffigurazioni dell'isola d'Elba, del '71-'73, o del piccolo paese cadorino, dove nelle vacanze l'artista soggiornava con la famiglia, realizzato addirittura nei primi anni Sessanta, mostrano un taglio visuale inusitato, specie quest'ultimo, in cui vi domina un grande albero in primo piano sull'angolazione sbilenca dei punti di fuga. Inquadrature che comunque sottendono una rara capacità di sguardo e l'ardore di un sentimento di coinvolgente pregnanza non solo visiva ma di una acuta riflessione sugli strumenti e i modi di percepire e di rappresentare con la pittura stati d'animo di abbagliante immedesimazione poetica.

- Toni Toniato


- note biografiche


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