Settembre 2015
Ezio Rizzetto: Vetri d'arte
Disegni – Sculture – Oggetti
Nel programma di ricostruzione storica dell'opera di Ezio Rizzetto, avviato in questi ultimi anni attraverso delle piccole mostre – comunque significative della molteplicità e vastità di interessi che l'artista ha coltivato durante il corso della lunga carriera – non poteva mancare l'occasione di presentare, almeno con qualche esempio, quella che è stata – soprattutto nei decenni a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta sino all'Ottanta del secolo scorso – la ricca produzione da lui realizzata nel campo dell'arte vetraria.
E' questo un capitolo tutt'altro che secondario nella complessa vicenda creativa dell'artista anche perché esso ha occupato in maniera dunque non occasionale un ruolo di particolare rilevanza per la continuità e novità delle ideazioni progettuali e dei relativi sviluppi stilistici.
Se la pittura è stata il suo principale impegno nondimeno egli si è cimentato con diverse tecniche artistiche, dall'affresco al mosaico, dalla grafica alla scultura, intesa quest'ultima nella materia più imprevista e fragile come, appunto quella del vetro. Rizzetto si è avvicinato a questo medium non con propositi esclusivamente decorativi, ancorché proprio queste prove più artigianali fossero, secondo il gusto di quel tempo, accolte spesso dalla Biennale di Venezia, esposte al Padiglione delle Arti Applicate, bensì con propositi di ricercare delle forme nuove e del tutto autonome, svincolate da funzioni d'uso o da compiti di mero arredamento. Lo dimostra in maniera evidente la mostra attuale fatta in maggior parte di una quarantina circa di disegni del tutto inediti e di alcuni esemplari di oggetti eseguiti per rinomate fornaci di Murano, già esposti quest'ultimi con particolare successo sia nell'apposita sezione della Biennale che nelle rassegni dell'opera Bevilacqua La Masa.
Non è stato facile scegliere i disegni da un materiale di archivio composto da oltre un centinaio di progetti che relativamente attestano il suo fecondo laboratorio di idee, di sperimentazioni, di proposte esecutive. Rizzetto come altri artisti della sua generazione si era accostato al materiale del vetro partecipando a un concorso indetto dall'Opera Bevilacqua La Masa, trovando la possibilità inoltre di realizzare il lavoro che era stato premiato e da allora ha mantenuto una collaborazione con varie ditte di Murano, riprendendo questo impegno dopo il suo rientro in Italia, nella seconda metà degli anni Cinquanta. Da allora inizia una intensa collaborazione con la vetreria d'Arte Ferro & Lazzarini continuando a fornire il proprio apporto alla creazione di pezzi sperimentali realizzati ed eseguiti su suoi disegni, diventando ideatore e coordinatore dell'iniziativa del "Centro Studio Pittori nell'Arte del Vetro", traducendo e realizzando inoltre dei progetti di colleghi e di artisti allora famosi sia stranieri che nell'ambiente veneziano come Guidi e Saetti.
Rizzetto porta avanti le sue ricerche con crescente passione, disegnando con vivace inventiva delicati profili di oggetti, vasi, bicchieri, bottiglie, coppe, nonché raffinate figure di animali, ed insieme forme libere di pura fantasia, assolutamente astratte, in un esercizio di sorprendenti magie immaginative per leggerezza della soluzione plastica e per la trasparenza luminosa delle cromie.
E tuttavia egli non ha mai preteso di considerarsi un designer, ma di restare un pittore anche nelle esperienze della sua progettazione vetraria, dove il colore infatti si rivela un elemento strutturale della forma. In ogni caso il suo linguaggio, anche per taluni riferimenti stilistici, si è orientato a fondere in questo contesto aspetti e modi formali di due polarità tipologiche molto diverse ma ugualmente culminanti nella storia veneziana di questa realtà artistica del Novecento, da un lato il decorativismo floreale e simbolicamente eterogeneo di Vittorio Zecchin e la chiarezza pure eloquente in funzione meramente plastica di Napoleone Martinuzzi e, dall'altro, l'essenzialità formale, radicalmente innovativa, di Carlo Scarpa e l'acceso cromatismo delle eleganti composizioni di Fulvio Bianconi con il quale ha condiviso, a suo tempo, rapporti di affettuosa amicizia. Decisivo è stato dunque l'originale contributo dei pittori al rinnovamento dell'arte vetraria muranese, del quale va finalmente riconosciuto l'importante concorso apportato da Ezio Rizzetto con i suoi disegni, acquarelli, tanti dei quali meriterebbero tutt'oggi di venire realizzati per la loro singolare qualità. Di non meno interesse si rivelano i bozzetti delle sculture in vetro nei quali è possibile scoprire imprevedibili affinità con le coeve soluzioni astratte di Jean Arp e quelle coeve di Alberto Viani e di Bruno Toffoli.
Rizzetto nei suoi multiformi progetti si muove su diversi registri compositivi, privilegiando, ora, un straordinario nitore formale, il rigore costruttivo d'una assolutezza geometrica, ora, viceversa – in una chiave più composita e fantasiosa-estrose modalità espressive, meglio adatte a recepire e trasmettere la ricchezza delle sue variegate intonazioni di un cromatismo felicemente luminoso. Non si creda di ravvisarvi in tali opere il segno di una qualche incoerenza ideativa o stilistica poiché quelle proposte formali non perdono mai i caratteri specifici di una identica necessità creativa. Declinandosi esse variamente – come quindi d'obbligo – secondo i soggetti e i motivi trattati, ma di pari investite poi da un medesimo splendore, sia allora la trasparenza della sostanza luminosa delle sue forme astratte oppure la leggerezza di un colore epifanicamente pervasivo di quelle invece iconiche: analoghi contermini, infine, di quella alchimia , propriamente poetica, che sta alla base dell'imponderabile bellezza di ogni valido modello dell'arte del vetro.
Toni Toniato