Maggio 2023
Prologo
Di giorno in giorno, per quattro anni e mezzo, Cristiana Moldi-Ravenna ha trascritto fedelmente ciò che sua madre, costretta a letto, diceva in una lingua inventata.
Un idioma primordiale composto da parole comprensibili e neologismi, a volte puri suoni, che non avendo un rimando immediato a significati precisi si prestavano ad infinite interpretazioni.
Alcune parole pronunciate tra il 23 giugno 2013 e il 22 ottobre 2014 sono state raccolte da Moldi-Ravenna in un testo teatrale dal titolo significativo EXIT ESISTENZA che “si riferisce ad una condizione, all’esserci, suggerendo che l’esistenza ha molteplici risvolti”, come sottolinea Antonella Bontae nella presentazione del volume, edito da Supernova nel 2020.
Le parole, materie prime della poesia e della letteratura, nel loro ritmo musicale si manifestano, in questo contesto, come suoni interiori capaci da dare vita a visioni e mondi fantasiosi quali solo i bambini (e gli artisti) riescono a evocare.
Racconto
Nel 2020, quando Gea D’Este ha avuto tra le mani questo testo si è emozionata e ha composto nove lavori su cartone per dare espressione visiva alle parole lette.
Come ricorda l’artista, “quando ho avuto modo di leggere Exit Esistenza lavoravo su alcune forme ricorrenti che per me avevano un significato drammatico, di negazione e rifiuto, anche di aggressione e violenza, di rottura, quindi mi è stato spontaneo dare corpo ai testi di Exit Esistenza”.
Nelle parole raccolte da Cristiana, Gea D’Este coglie un processo di trasformazione, la capacità di inventare qualcosa di nuovo e di diverso, qualcosa che può suscitare disagio e inquietudine, ma che, in fin dei conti, è espressione di una grande libertà creativa, priva di ogni costrizione.
Epilogo
La potente forza creatrice di questi suoni inventati, che ci riporta ad uno stato primordiale, è stato lo spunto che ha spinto Gea D’Este a lavorare sulle forme e sulla materia, adoperando prevalentemente la tecnica del collage e utilizzando le parole nella loro manifestazione grafica, alla ricerca degli intimi legami che si possono instaurare tra poesia e arti visive.
Exit Esistenza è composto da nove momenti, nove tavole, che hanno un preciso sviluppo narrativo e vanno viste/lette una accanto all’altra.
Nella prima viene immediatamente presentata la forma “plastica” che sarà ricorrente, un segnale che vuole indicare una rotta da seguire ma che mette subito in chiaro che l’uscita dall’esistenza è molteplice e che le strade da percorrere possono anche essere antitetiche.
A ben vedere, infatti, l’esistenza, la durata della nostra vita nel suo sviluppo temporale, spesso ci ha posto davanti alla scelta di direzioni, a volte diametralmente opposte.
Gea D’Este utilizzando il bianco e nero, dando così importanza alla forma, sottolinea la dualità degli opposti che non sono in contraddizione ma piuttosto complementari e indipendenti l’uno dall’altro: uno non cerca di imporsi sull’altro ma coesistono in un precario equilibrio suggerito anche dai pezzi di nastro adesivo che fissano i riquadri sulla superficie.
Il lavoro che segue è dedicato alla scrittura intesa non solo come puntuale rimando ad un testo (vengono trascritti brani tratti dal volumetto di Cristiana) ma anche come risultato grafico strettamente connesso al gesto della mano dello scrivente, alla sua calligrafia.
Questa grafia così intesa diviene traccia gestuale, elemento compositivo fondamentale ed espressivo che si accompagna a forme “vuote” delimitate solo da linee; una forma triangolare che punta verso il basso, forse ad indicare simbolicamente la terra e la materialità, e una sagoma umana metamorfica che si sviluppa scomposta nello spazio e tende spiritualmente verso l’alto. Queste due diverse tensioni creano un drammatico e poetico momento di rottura.
Nella terza tavola le imprecise forme astratte proposte in alto a destra, sempre in bianco e nero, suggeriscono un dinamismo convulso il cui drammatico carattere esistenziale è dato dalle parole riportate in basso “non mi ricordo niente/ sono preparata a morire solo/ 23 giugno 2013”. Come in tutti lavori di Exit Esistenza grande importanza è riservata al bianco della superficie, un vuoto latente che “riempie” lo spazio.
Nella tavola che segue viene citata anche la poesia di Cristiana Moldi-Ravenna Radio accesa per non pensare..., tratta da Genesi continua, 1978 (ristampato da Supernova nel 2014).
Già alla fine degli anni Settanta queste parole poetiche, che avevano colpito Gea D’Este per la loro “antiretorica”, erano state interpretate visivamente dall’artista.
In questo modo viene esplicitato il profondo legame che lega da tempo le due artiste.
Le parole scritte si sovrappongono, si ripetono e variano per l’intensità del segno, evidenziando così il linguaggio espressivo utilizzato da Gea, caratterizzato dal sovrapporsi di più forme/superfici materiche. Notiamo un’accentazione cromatica data da due elementi rossi che richiamano quella che dà il tempo alle parole.
Nelle tavole successive queste caratteristiche tornano: ritroviamo il bianco e nero, le forme date in positivo-negativo, le parole scritte, il nastro adesivo e il “suono” rosso.
Nel settimo lavoro torna ad essere protagonista la scrittura. In questo caso anche le singole lettere, evidenziate sulla superficie e riportate sul nastro adesivo, divengono fondamentali elementi compositivi al pari delle forme nere e rosse.
Segue una tavola dove la forma-segnale si trasforma in una piccola barca che ha la vela di forma triangolare e lo scafo rettangolare, è questo un invito al viaggio verso l’ignoto della nostra esistenza.
Il racconto visivo composto da Gea d’Este si rivela, nella sua conclusione, come una riflessione sul mistero e l’incertezza dell’esistenza che termina, o comincia, con l’exit.
Giovanni Bianchi
- note biografiche Cristiana Moldi Ravenna